Giovanni
Papini – Ardengo Soffici, Carteggio.
III, 1916-1918, La grande guerra, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma,
2007
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Carteggio. IV, 1919-1956, Dal primo al secondo
dopoguerra, 2003
336
pag.
ISBN:
9788884980465
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Carteggio II, 1909-1915, Da "La
Voce" a "Lacerba", 1999
462
pag.
ISBN: 9788887114386
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Carteggio I, 1903-1908, Dal
"Leonardo" a "La Voce", 1991
512
pag.
ISBN: 9788884984159
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a
cura di Mario
Richter
272
pag.,
cm 17,5x25 Brossura
ISBN: 9788884980281
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Aldo Palazzeschi - Giovanni
Papini, Carteggio 1912-1933, Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, 2006
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La
pubblicazione del Carteggio Palazzeschi - Papini (1912-1933) oltre a dare
testimonianza della breve, ma intensa consuetudine intellettuale tra due
protagonisti del nostro Novecento, offre al lettore la possibilità di
avvicinarsi, seguendo gli avvenimenti dal "di dentro",
all’officina letteraria e poetica dei corrispondenti, al progressivo e
quotidiano impegno per la realizzazione della rivista "Lacerba" e al tumultuoso incalzare degli
accadimenti legati al tempestoso rapporto con la pattuglia dei futuristi
milanesi. Molti gli eventi, i temi, le aspirazioni e i progetti contenuti
nelle lettere, soprattutto nei primi, fruttuosi, anni di dimestichezza e
corrispondenza (1913-1914) nei quali, con ritmo vivace, si rincorrono
impressioni critiche, auspici di future pubblicazioni, notizie d’incontri e
resoconti di progetti futuristi. Naturale è l’emergere, così, della diversa
fisionomia umana dei corrispondenti che rende profondamente difformi e
quasi dissonanti lo stile e la misura, e che ben si colgono nel personale
accento con il quale vengono affrontate confidenze private, amarezze e
incomprensioni letterarie. E così, pur trattandosi di un carteggio non
particolarmente esteso, comprensivo di sole sessantatre
lettere (quarantuno di Palazzeschi, ventidue di Papini), dal suo insieme
affiora tra Firenze, Napoli e Parigi nel clima prebellico, un intreccio
complesso d’interessi letterari, esperienze avanguardistiche, private
traversie personali. Proprio la Grande guerra con il suo carico di lutti e
sofferenze segna una frattura, rintracciabile nei fogli del carteggio,
oltre la quale trova spazio solo il tono sommesso del ricordo, della pacata
riconciliazione, degli avvenimenti familiari, in una parola della
giovinezza svanita.
Un articolo di
Sara Gelli in occasione della pubblicazione del carteggio contenuto in
Studi italiani. GEN./GIU. (N. 1), 2007][Firenze : [poi] Firenze : Franco Cesati Editore; Cadmo, 2007.
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a cura di
Stefania Alessandra Bottini
XLII-134 pag., cm 17,5x25 Brossura
ISBN:
9788884983077
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Giovanni Papini - Roberto Ridolfi, Carteggio
1939-1956, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma, 2006
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L’amicizia
fra Giovanni Papini e Roberto Ridolfi
nacque quando l'animatore di riviste e d'idee, colui che incoraggiò
tante opere e uomini, scrisse al giovane erudito la prima lettera di questo
carteggio, invitandolo a collaborare al Centro Nazionale di Studi sul
Rinascimento.
La corrispondenza
epistolare tra i due scrittori, protrattasi dal 1937 al 1956, è la
testimonianza intellettuale di quel sodalizio che li unì, fondato sul
comune amore per la storia, su “un’arcana partecipazione allo spirito della
loro terra”, Firenze, e per gli uomini che ne espressero lo spirito nel
Rinascimento; da tutto questo nacque quella loro “virile fraternità”, che
fu anche con Ridolfi “l’amicizia di due cervelli
in pena e non la corrispondenza d’amorosi sensi di due cuori confidenti”.
Dall’Introduzione di Anna Gravina
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a cura di Anna Gravina
XXXVIII-178 pag., cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788884983008
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Piero Bargellini - Giovanni
Papini, Carteggio 1923-1956, Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, 2006
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Il carteggio
Papini-Bargellini, che copre gli anni dal 1923 al 1956, è un documento
esemplare della cultura cattolico fiorentina che ruotava intorno al
«Frontespizio», la rivista di Bargellini di cui Papini fu «il fiore
all'occhiello e la penna d'oro», come scrive Giuseppe Langella
nell'introduzione al volume, ma anche la testimonianza di un rapporto più
che trentennale segnato dall'ammirazione e dal rispetto reverenziale del
futuro sindaco di Firenze, giovanissimo all'epoca dell' inizio della
corrispondenza, per l'intellettuale e lo scrittore più maturo.
Beatrice
Manetti su la Repubbica
del 5 gennaio 2007
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a cura di Maria Chiara
Tarsi
Introduzione di Giuseppe
Langella
XXXII-428 pag., cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788884983190
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Giovanni
Papini - Giuseppe Prezzolini, Carteggio. Vol. 1: 1900-1907. Dagli "uomini
liberi" alla fine del "Leonardo", Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2003
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Io credo che se
qualcosa di meno falso è uscito mai dall’anime nostre; se qualcosa di noi
resterà, dopo la morte, nelle anime altrui, lo dovemmo e lo dovremo a
quelle fredde feste d’inverno, a quelle fughe in due verso la terra ignuda
e l’altezza pura
G. Papini, Un
uomo finito
Mi attaccai a lui
come a una sorgente di soddisfazioni vitali, che nessun’altra attività mi
aveva dato e che nessun altro uomo mi aveva fatto sperare. Papini fu una
scoperta ed un tormento; l’ammiravo e l’amavo, e in certi giorni lo
detestavo perché sapeva tanto più di me, troppo di più, e ci sentivo una
genialità che ora mi scaldava, ora mi soffocava
G. Prezzolini,
L’italiano inutile
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a
cura di Sandro
Gentili e Gloria Manghetti
LIV-770
pag.,
cm 17,5x25 Brossura
ISBN: 9788884981158
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Mario
Novaro - Giovanni Papini, Carteggio 1906-1943, Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, 2002
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Quel che garantisce
a Papini un ruolo di eccezionale portata nella lunga esperienza della
“Riviera Ligure”, pur nella singolarità della sua esperienza, va al di là
del valore puramente letterario delle pagine che di lui vi furono
pubblicate; in altri termini, come più consono al suo ruolo di grande
suscitatore e organizzatore culturale, Papini assicurò alla rivista di
Novaro un apporto insostituibile di mediazione fra la Firenze de “La Voce”
e di “Lacerba” e l’appartato isolamento della
“Riviera Ligure”, favorendone progressivamente la sprovincializzazione,
contribuendo a renderla, anzi, nell’ultima fase delle sue pubblicazioni una
delle più importanti del panorama letterario italiano. Primo, nel 1906, fra
i giovani intellettuali che di lì a un anno si sarebbero radunati attorno
alla testata de “La Voce”, nessuno più di Papini favorì l’ingresso nelle
pagine della rivista di Novaro dei nomi nuovi della fervida stagione
fiorentina – da Soffici a Slataper, da Amendola a
Boine, da Vannicola ai più giovani Tommei, Savinio, Ungaretti,
ultimo, in extremis, a entrare
nel novero dei collaboratori della “Riviera Ligure”.
Dall’Introduzione di Andrea Aveto
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a cura di Andrea Aveto
LXXXVI-282 pag., cm 18x25 Brossura
ISBN:
9788884980175
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Barna
Occhini - Giovanni Papini, Carteggio 1932-1956, Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, 2002
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Barna
Occhini nasce ad Arezzo e si laurea in Giurisprudenza a Roma. Dal 1934, nel
periodo in cui la rivista è guidata da Bargellini, Soffici, Papini, è tra i
collaboratori del "Frontespizio", di cui diviene capo-redattore.
I suoi interessi sono rivolti soprattutto all’arte, in particolare quella
del Rinascimento.
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a cura di Simonetta Bartolini
In appendice Occhini – Quasimodo Carteggio 1939
XLVIII-272 pag., cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788884980472
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Massimo
Carrà (a cura di) Il carteggio Carrà-Papini. Da "Lacerba"
al tempo di "Valori Plastici", Skira, Milano, 2001
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Le
lettere scambiate fra Papini e Carrà, come quelle fra Carrà e Soffici e
Carrà e Severini, sono una testimonianza cospicua e di prima mano delle
vicende della cultura italiana nel secondo decennio di questo secolo,
riflettendola nelle problematiche che essa viveva. Del folto epistolario
fra Papini e Carrà disteso sull'arco di un quarantennio ho ritenuto di
pubblicare l'intero gruppo di lettere fra il tempo di "Lacerba" e quello di "Valori Plastici"
fino quindi al primo dopoguerra, che rispecchiano cioè i momenti di più
vivace dibattito culturale. Se dopo l'avventura di "Lacerba" questo dibattito fra Carrà e Papini
diviene meno acceso e quotidiano, certamente non cessa ma assume toni più
pacati perchè ognuno dei due interlocutori,
raggiunta ormai una piena maturità anche creativa, lavora in solitudine,
ciascuno nel proprio campo [...] in appendice anche alcune lettere
scambiate fra i due interlocutori in anni successivi, quando cioè in tutta
Europa si sentiva il bisogno di una profonda ristrutturazione di valori.
Lettere che sono la testimonianza di una amicizia e di una stima, e insomma
di un rapporto intellettuale durato fino alla morte di Papini nel luglio
del 1956. Ne risulta, mi sembra, uno specchio vivo di due personalità
notevolmente diverse, ma unite da un'idea dell'arte come impegno totale
dell'uomo, dove la spiritualità può realizzarsi al massimo grado.
dalla
Presentazione, Stima
intellettuale e amicizia, di Massimo Carrà
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Editore: Skira
Collana: Documenti del
MART
a cura di Massimo Carrà
149 pag., cm 15x21 Brossura
ISBN:
978-8881188994
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Carlo
D'Alessio (a cura di) Carteggi Cecchi-Onofri-Papini (1912-1917), Bompiani, Milano, 2000
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Dei
due importanti carteggi qui presentati il protagonista centrale è Arturo
Onofri (1885-1928), poeta frammentista che ebbe un ruolo di primo piano
nella vivace stagione delle riviste di primo Novecento e che la scoperta
dell''antroposofia' di Steiner e l'interesse per la musica wagneriana e il
Simbolismo francese orientano sempre più verso una produzione poetica
spiritualista e 'cosmica'. Accanto a lui, i due più conosciuti corrispondenti,
Emilio Cecchi e Giovanni Papini, animano le pagine dei carteggi di questo
volume, i quali hanno anche il pregio di collocarsi in una sequenza
cronologica omogenea. Infatti il gruppo dei documenti dello scambio
epistolare fra Cecchi ed Onofri si concentra nel periodo 1912-1914, mentre
quello con Papini si concentra nel biennio 1916-1917, a cavallo dunque dell'esperienza vociana che
continuamente vi riaffiora e da queste lettere assume ulteriori preziose
sfumature.
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Editore: Bompiani
Collana: Studi Bompiani
Italianistica
a cura di Carlo D’Alessio
224 pag., cm 13x21 Brossura
ISBN: 9788845242786
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Reanto Serra, Lettere in pace e in
guerra, Nino Aragno Editore, Torino, 2000
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Geno
Pampaloni, nella prefazione a questo volume che
raccoglie più di cento lettere, afferma: «Renato Serra appartiene alla
storia della cultura italiana ed europea e, oserei dire, alla storia della
libertà». Le lettere indirizzate, tra gli altri, alla madre, a Luigi
Ambrosini, a Benedetto Croce, a Giuseppe De Robertis,
a Carlo Linati, ad Alfredo Panzini,
a Giovanni Papini e a Giuseppe Prezzolini tracciano una sorta di
autobiografia di un «europeo di provincia» (secondo la definizione di Ezio Raimondi), come figlio, come studente, come amico, come
cittadino, come scrittore e come critico. «La critica era per lui» scrive
ancora Pampaloni «un momento del vivere». «La
letteratura molte volte è logica, compatta intorno ad un centro solo»
annota Serra in una delle lettere alla cugina Tina «mentre la vita ha tutti
i centri». Le Lettere in pace e in guerra costruiscono
l'esemplare ritratto di un intellettuale che riesce sempre a salvarsi «dalla
demagogia delle ideologie»: agli inizi «chiuso lungamente» come lo
scrittore dice di sé «in una sorta di prigione di letteratura provinciale e
di modestia e di ossequio umanisticamente preciso», riuscì, poi, tappa dopo
tappa, a vivere «il suo tempo con appassionata fraternità».
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Editore: Nino
Aragno Editore
Collana: Percorsi del
900
a cura di
Milva Maria Cappellini
Prefazione di Geno Pampaloni
284 pag., cm 13x21 Brossura
ISBN: 978-88-8419-031-2
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Giuseppe
Antonio Borgese, Lettere a
Giovanni Papini e Clotilde Marghieri (1903 – 1952),
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1998
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Le lettere di
Giuseppe Antonio Borgese a Giovanni Papini e a Clotilde Marghieri
raccolte in questo volume, oltre a costituire il corpus più ricco ed
omogeneo di materiale epistolare inedito fino ad oggi venuto alla luce,
rappresentano un 'segno dei tempi' e disegnano un ritratto complesso e
composito che si ricostruisce attraverso la fitta trama dei rapporti
intercorsi tra il Nostro e i suoi contemporanei, evidenziandone soprattutto
la funzione di mediatore culturale tra Croce e il gruppo dei giovani
fiorentini del «Leonardo». Emerge inoltre in questa corrispondenza la
personalità di un intellettuale che attribuì alla cultura il senso di
ricerca incessante dei più alti valori umani come la libertà di pensiero e
di espressione. «In ciascun paese credo nella libertà , almeno in quel
tanto di libertà senza cui non ci può essere nè
giustizia nè intelligenza»: qui è la radice del
suo rifiuto del fascismo. Tale atteggiamento avvicina la sua figura, per
chiarezza di intenti e interiore coerenza, a quella di Giovanni Amendola.
Il profilo che si presenta agli occhi del lettore è così quello di Borgese
scrittore fedele alla sua missione di uomo di cultura che fra le difficoltà
dell'esilio, subìto come quello dell'esule Dante « per patente necessità »,
la maldicenza e la finale dimenticanza di chi invece era rimasto, trova
nell'utopia di un Federalismo Mondiale il senso ultimo del suo esistere. «Poichè dove son io se non nella mia opera?» è la sigla
del suo testamento spirituale.
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Editore: Edizioni
Scientifiche Italiane
Collana: "Istituto
per gli Studi di Letteratura Contemporanea «Mario Petrucciani» -
Pubblicazioni"
Saggio
introduttivo e note di Mariarosaria Olivieri
212
pag.,
cm 13x21 Brossura
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Roberto Assagioli -
Giovanni Papini, Roberto Assagioli – Giuseppe Prezzolini, Carteggi 1904-1974, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1998
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Su Roberto Assagioli (1888 – 1974), giovanissimo collaboratore del
Leonardo e de La Voce, si veda il sito dell’Istituto di psicosintesi
da lui fondato a Roma nel 1926, il sito dell’Archivio Assagioli e il volume di Zsuzsanna Tóth-Izsó Letteratura
e Psicosintesi. Testimonianze dell'amicizia
dimenticata fra Giovanni Papini e Roberto Assagioli,
Edizioni
Sant’Antonio, 2019
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a
cura di Manuela
Del Guercio Scotti e Alessandro Berti
XXX-246
pag.,
cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788887114195
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Renato Serra, Il senso del silenzio: Ultime lettere, Esame di coscienza di un
letterato, Fara Editore, Santarcangelo Di Romagna, 1995
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l libro contiene le opere più rappresentative
dell’intellettuale cesenate: le Ultime lettere dal fronte
e il famoso Esame di coscienza di un
letterato, pagine che affascinano tutti coloro che le leggono.
A Giovanni Papini
12 luglio 1915
Caro Papini,
volevo scriverti più lungamente. Il desiderio di quelle due
giornate che volevo passare con voialtri a Firenze, come per salutare
persone e cose ormai lontane prima di venirmene quassù, mi dura ancora
nell’animo. Noi non ci conosciamo molto, anzi ci siamo parlati una volta
sola, l’anno scorso; e forse con qualche riserva. Ma oggi mi pareva di aver
molte cose da dirti, andando via; anche al di fuori del piacere che mi
hanno dato e che mi danno le tue cose scritte; bellissime cose, certo, e mi
duole di non poter dir nulla delle ultime; ma mi piacerebbero egualmente,
anche se non fossimo amici; e mi parrebbe di offenderti contentandomi di
cercare in te solo la bellezza di una pagina letteraria. Ora son qui, sulla
spalliera di un fosso, davanti alla buca che mi serve di riparo, a 200
metri dalle trincee nemiche, un po’ arrostito dal sole, un po’ distratto da
tutta la ferraglia che ci sentiamo carreggiare, oscillante, panciuta e
asmatica, sopra la testa; e mi par un sogno di scrivere e di parlarvi
ancora. Qui si pensa al massimo a quel che accade da un’ora all’altra; al
nemico e alla guerra non si bada neanche più; tanto è cosa naturale.
L’aspirazione più ricca è un po’ d’acqua o una caramella. Vita
fanciullesca, assolutamente, se non si vedessero queste facce scavate e
invecchiate. Tante cose affettuose anche a De R.
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Editore: Fara Editore
Collana: Classici
di lingua e cultura
a
cura di Alessandro
Ramberti
128
pag.,
cm 12x16,5 Brossura con alette
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Giannotto
Bastianelli, Gli scherzi di Saturno.
Carteggio 1907-1927, Libreria Musicale Italiana, Lucca, 1991
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Dall'epistolario di uno dei protagonisti della rinascita degli
studi musicali in Italia nel XX secolo, emerge il quadro di un'epoca ricca
di fermenti culturali e aperta all'Europa. La drammatica esistenza di
Bastianelli - con le sue geniali e feconde intuizioni critiche su musicisti
come Strauss, Debussy, Skrjabin,
Mascagni, Malipiero, Pizzetti, Schönberg, Ravel,
e sul valore della musica italiana dal rinascimento al Settecento - ne rappresenta
un paradigma per la novità del pensiero e per il fascino inquietante della
figura.
Lettere a Baccio M. Bacci, Odorico Caramelli, Emilio Cecchi,
Bruno Cicognani, Guido Maggiorino Gatti, Vittorio
Gui, Gian Francesco Malipiero, Ugo Ojetti, Adolfo Orvieto, Giovanni Papini, Carlo
Piancastelli, Ildebrando Pizzetti, Carlo Placci,
Francesco Balilla Pratella, Giuseppe Prezzolini, Scipio Slataper,
Ardengo Soffici, Attilio Vallecchi.
Sull’importanza della musica in Lacerba si veda Daniela Gangale, Il suono dei futuristi:
la musica in «Lacerba» e altre polemiche musicali
(1913-1915) su eScholarship Publishing la piattaforma ad accesso
aperto della University of California.
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Editore: Libreria
Musicale Italiana
Collana: Hermes
a
cura di Marcello
de Angelis
LXV-340
pag.,
cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788870960273
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Domenico Giuliotti
- Giovanni Papini, Carteggio III,
1940-1955, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1991
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Carteggio II,
1928-1939, 1989
VIII-416
pag.
ISBN:
9788884984135
A cura di Nello e
Paolo Vian
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Carteggio I, 1913-1927, 1984
XXIV-480
pag.
ISBN: 9788884984128
Prefazione di Carlo Bo
A cura di Nello Vian
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Editore: Edizioni
di Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a
cura di Nello
e Paolo Vian
VIII-370
pag.,
cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788884984142
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Francesca
Petrocchi, Conversione
al mondo. Studi su Piero Jahier, Edizioni
Scientifiche italiane, Napoli, 1989
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L'indagine
sull'opera di Piero Jahier è volta a sottolineare
l'appartenenza di Ragazzo al territorio innovativo della
cultura novecentesca attraverso un percorso di lettura che segue da
vicino l'iter di stesura, e le varianti, dei capitoli del
«racconto d'esperienza» - Conversione al mondo è il titolo
prospettato da Jahier nel 1915 - sino
all'edizione del 1919. La «potente vocazione a esprimere» sempre libera
anche «dalla tirannia dell'arte guadagno» è poi evidenziata nei testi, in
prosa e in poesia, d'ispirazione «ferroviaria»: da Storia di un
carro - edito nel 1914 sulla prestigiosa «Riviera Ligure» e
dimenticato dalla critica - di cui si offre un'edizione con varianti
autografe, sino agli scritti scaturiti al termine della lunga «fatica
d'Adamo» del poeta-ferroviere. La densa inventiva linguistica ed espressiva
jahieriana si chiarisce attraverso l'analisi di
varianti autografe inedite anche del fondamentale Canto del
Camminatore. A testimonianza dell'esperienza morale e
intellettuale dagli anni fervidi della «Voce» sino alla sofferta ripresa
del canto nel secondo dopoguerra sono edite in Appendice le
corrispondenze di Jahier ad Alessandro Casati,
Emilio Cecchi e Giovanni Papini.
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Editore: Edizioni
Scientifiche Italiane
282
pag.,
cm 13x21 Brossura
ISBN:
978-8871040486
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Annagiulia Dello Vicario (a cura di), Lettere Papini Aleramo e altri inediti (1912 – 1943), Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli, 1988
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In questo libro
viene per la prima volta integralmente ricostruito il suggestivo carteggio
tra Sibilla Aleramo e Giovanni Papini. Le lettere ridisegnano la vicenda
umana e intellettuale di due protagonisti della letteratura novecentesca e
illuminano, di scorcio, anni importanti della vita culturale italiana, tra
il 1912 e il 1943.
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Editore: Edizioni
Scientifiche Italiane
Collana: "Istituto
per gli Studi di Letteratura Contemporanea «Mario Petrucciani» -
Pubblicazioni"
a
cura di Annagiulia Dello Vicario
270
pag.,
cm 13x21 Brossura
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Giuseppe Ungaretti, Lettere a Giovanni Papini, Mondadori, Milano, 1988
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Nei primi decenni del Novecento Giovanni Papini fu una figura
di immenso spicco letterario e culturale. Poeta, narratore, critico, e a
suo modo “filosofo”, fu anche e soprattutto un prodigioso promotore di
cultura, uno scopritore di talenti, un autentico maieuta.
Nel 1915, un giovane poeta sconosciuto si rivolge al letterato famoso con
queste parole: «Caro Papini, si ricorda di me? Quel tale con un po’ di
barba bionda, incontrato in un caffè, una sera, a Parigi». E da allora
prende inizio un rapporto epistolare che durerà fino al 1948.
Questo volume, curato con passione e competenza da Maria
Antonietta Terzoli, raccoglie tutta la corrispondenza intercorsa tra
Ungaretti e Papini, dal 1915 al 1948. Sono trecento lettere circa, e tutte
di Ungaretti, perché quelle di Papini sono andate smarrite. La maggior
parte sono scritte dalla zona di guerra e da Parigi, nell’immediato primo
dopoguerra. Come afferma Leone Piccioni, nell’introduzione al libro, «una
lettura fondamentale di questo carteggio va fatta nei confronti della
poesia ungarettiana che sta nascendo e che copre tutto lo spazio del Porto Sepolto e dell’Allegria». E infatti queste lettere
gettano una nuova luce su quell’evento miracoloso che è la nascita della
poesia ungarettiana; e insieme ricostruiscono i tempi e i modi della
formazione culturale del poeta, nei suoi rapporti con le più avanzate
esperienze letterarie del momento, in Italia e in Francia. Il livello
letterario di questo epistolario è naturalmente altissimo: in alcune
lettere troviamo i primi abbozzi e le redazioni in prosa di futuri testi
poetici; ma non basta, altre lettere si configurano addirittura come veri e
propri poemetti in prosa.
Rilevante come documento letterario, questo epistolario
illumina anche quella «vita d’un uomo» nella quale Ungaretti stesso
scorgeva un legame inestricabile di esistenza e poesia. E’ un episodio
fondamentale di questa «vita» rimane l’incontro con Papini, il primo in
Italia a consacrare con una storica recensione al Porto Sepolto, apparsa il 4 febbraio 1917 sul «Resto del
Carlino», la grandezza di Ungaretti poeta.
Rosy Cupo, Lettere ritrovate
e carteggi incrociati: Ungaretti, Papini e Marone (1916-1918), in
RIVISTA DI STUDI ITALIANI Anno XXX, n° 2, Dicembre 2012
Lettere
dal fronte. Ungaretti scrive a Papini sul portale «Archivi in Toscana»
Livi, François.
“DAL 'BOULEVARD RASPAIL'
ALLA 'CLOSERIE DES LILAS': UNGARETTI TRA PAPINI E APOLLINAIRE.” Lettere
Italiane, vol. 45, no. 4, 1993, pp. 575–591. JSTOR,
www.jstor.org/stable/26265208. Accessed 30 Apr. 2021.
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Editore: Mondadori
Collana: Saggi e Testi
a
cura di Maria Antonietta Terzoli
Introduzione
di Leone Piccioni
XXIV-357
pag., cm 15,5x21 Brossura con sovraccoperta
ISBN: 9788804315728
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Marin
Mincu e Roberto Scagno (a cura di), Mircea Eliade e
L’Italia, Jaca Book, Milano, 1987
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È noto il posto preminente di Mircea
Eliade nella cultura europea contemporanea, ma
non è ancora stata messa sufficientemente in luce l'affinità elettiva dello
storico romeno, recentemente scomparso, con l'Italia.
Appunto per questo esce il presente volume che testimonia i primi contatti
culturali ed esistenziali del giovane Eliade con
il nostro paese: per la prima volta si può seguire l'itinerario del grande
studioso delle religioni attraverso il diario italiano (1927/28), e la sua
tesi di laurea sul Rinascimento italiano, fino ad ora inediti. Ugualmente
si può constatare, attraverso la corrispondenza inedita, qui pubblicata
soltanto parzialmente, quanto deve Mircea Eliade alla cultura italiana (G. Papini, E. Buonaiuti, R. Pettazzoni, G.
Tucci, ... ).
I
frammenti dei romanzi giovanili di Eliade,
rimasti anch'essi inediti, ci mettono di fronte ad un narratore
sorprendentemente attuale. A tutto ciò si aggiungono i contributi originali
di interpretazione e di esegesi appartenenti a studiosi e scrittori
italiani e romeni, che tentano di approfondire gli aspetti diversi della
creatività eliadiana.
Da
queste testimonianze, confronti, interpretazioni critiche e testi inediti,
scaturisce un altro Eliade, il cui fascino si sta
ingrandendo, man mano che si penetra nel labirinto dell'opera.
Contiene
la corrispondenza fra Mircea Eliade
e Giovanni Papini e Papini, io e il
mondo capitolo tratto da Il
romanzo dell’adolescente miope (ELIADE M., Il romanzo dell’adolescente
miope, Jaca Book, Milano 1992[ed. or. Romanul adolescentului miop, suppl. della rivista «Manuscriptum», Muzeul Literaturii Romane, Bucarest 1988]
Su
Eliade e Papini si veda l’Introduzione
di Gianfranco Bertagni al suo libro su Mircea Eliade e l’Italia sul
sito www.gianfrancobertagni.it
(Gianfranco Bertagni, Lo studio comparato delle religioni. Mircea
Eliade e la scuola italiana, Libreria Bonomo, Bologna, 2002)
Si
veda anche l’intervento di Corina
Gabriela Bădeliță su Mircea Eliade e l’Italia
al simposio internazionale 80 anni di
italianistica presso l'Università "Al.I. Cuza", Iași,
12-13 maggio 2006
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Editore: Jaca Book
Collana: Di
fronte e attraverso/Religioni
a
cura di Marin Mincu e Roberto Scagno
404
pag.,
15x23, Brossura
ISBN:
978881640190
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Giovanni
Papini – Armando Spadini, Carteggio
(1904 – 1925), All'insegna del
pesce d'oro, Milano, 1984
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Con tre tavole in bianco e nero, impresso a Milano dalla
Tipografia Allegretti di Rodolfo Campi in occasione della mostra di Armando
Spadini alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma il 23 novembre 1983 e
a Palazzo Strozzi di Firenze maggio 1984.
«Quando gli parlai la prima volta, in Porta Rossa, era
un bellissimo giovinetto, un po’ schivo e peritoso, e chiuso in un
vestitino nero attillato che sapeva d’elegante povertà. La corporatura
libera e sottile, il colorito fresco, la zazzera sobria, l’occhio ora
estatico e ora fiero gli davano l’aspetto d’un gentiluomo minorenne a
caccia di fantasie. Nello Sposalizio
raffaellesco di Brera c’è, a destra, un giovane lindo e flessuoso che tronca
sul ginocchio la sua bacchetta: cambiato il costume è il miglior ritratto
ch’io conosca di Spadini com’era ai primi del secolo. (…) A Palazzo Davanzati, nella stanza del Leonardo, era il favorito di tutti: in mezzo a quella covata di
schermagliatori inebriati di pensieri e di superbia egli portava la sua
gaiezza naturale e verginale come un fiore di campo in una taverna. E
mentre noi si duellava a gran voce scaricando a bruciapelo teorie vecchie e
nuove, il nostro Spadini, sopra un canto dell’unica tavola, disegnava sul
rovescio delle bozze mostri d’epopee favolose, animalacci
avvinghiati e ritratti della popolazione dei sogni. (…) S’aveva poco più di
vent’anni per uno e spesso spesso poco più d’una
lira in due; ma la poca età compensava la poca ricchezza e ci pareva
d’esser qualcosa tra i cavalieri erranti e i consorti del Magnifico
Lorenzo.»
Giovanni
Papini, dal capitolo Spadini giovane
(1926) contenuto in I nipoti d’Iddio,
Vallecchi, 1932
|
Editore: All'insegna del pesce d'oro
Collana: Piccola
biblioteca delle avanguardie storiche
a
cura di Pasqualina
Spadini Debenedetti e Vanni Scheiwiller
83
pag.,
Brossura
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Giovanni
Papini – Attilio Vallecchi, Carteggio (1914 – 1941), Vallecchi,
Firenze, 1984
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Il Carteggio copre l’arco cronologico dal 1914 al 1941 e
quindi tutto il periodo che costituisce il nucleo fondamentale
dell’amicizia tra Papini e Vallecchi ed anche la
parte centrale del loro costante e fruttuoso rapporto editoriale. Lavoro e
amicizia si intrecciano e di continuo si saldano in tutto l’epistolario, coninvolgendo anche le sfere degli affetti e dei
sentimenti privati. Per questo dal confronto tra l’autore dell’Uomo finito e il grande editore
emerge un inedito spaccato di storia della cultura che oggi appare come uno
strumento indispensabile per chi voglia comprendere la vita culturale e
artistica italiana di quegli anni.
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Editore: Vallecchi
Premessa di Giorgio Luti
a cura
di Mario
Gozzini
289
pag.,
cm 13x19 Brossura
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Antonio
Baldini – Giovanni Papini, Carteggio
(1911 – 1954), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1984
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Nel Carteggio
A. Baldini-G. Papini (1911-1954) scorre mezzo secolo di storia
della cultura italiana, in particolare letteraria, in momenti di acute
tensioni e di profonde trasformazioni politiche e sociali, di cui gli
Autori furono partecipi o diretti testimoni. Le lettere, curioso e
vivissimo documento degli umori e delle vicende personali, superano il
limite di privata testimonianza per rendere in aperta e vivace evidenza il
significato dell'azione svolta dai due corrispondenti in quegli anni.
Consentono infatti di rilevare, nella prima parte del Carteggio, il
ruolo positivo ed insostituibile della « Voce» fiorentina,
nella seconda forniscono elementi per la ricostruzione - dall'interno - del
clima culturale degli anni Trenta attraverso la funzione di Baldini
redattore capo della romana «Nuova Antologia» e di Papini collaboratore
assiduo di «Frontespizio ».
«Sono trentratrè
anni dal giorno che un amico mi ti fece scoprire, in istampato,
nella Efemeroteca della Biblioteca Nazionale di Roma: e dal bene che
hai fatto a me in tutti questi anni sommo quanto ti debbano le generazioni novecentine. Tutto sarebbe possibile immaginare, tranne
questi quarant'anni senza Giovanni Papini.»
Lettera di
Baldini a Papini da Roma, 7 gennaio 1941
Indice
Ossani, A. (1985). A
PROPOSITO DEL CARTEGGIO ANTONIO BALDINI — GIOVANNI PAPINI FRA IL 1911 E IL
1954. Italianistica: Rivista Di Letteratura Italiana, 14(1),
105-107. Retrieved April 29, 2021, from http://www.jstor.org/stable/23928364
|
Editore: Edizioni
Scientifiche Italiane
Collana: "Istituto
per gli Studi di Letteratura Contemporanea «Mario Petrucciani» -
Pubblicazioni"
Introduzione
e note di Marta
Bruscia
240
pag.,
cm 13x21 Brossura
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Paolo
Bagnoli, Lettere
di Piero Gobetti a Giovanni Papini, «Nuova Antologia», a.
CXVIII, n. 2145, (gen./mar.1983), pp. 361-374
|
Le lettere che qui presentiamo furono scritte da Piero Gobetti
a Giovanni Papini in un periodo di tempo che va dal febbraio 1919 al
dicembre 1922. Si tratta di ben diciassette pezzi che denotano l’interesse
del giovane intellettuale torinese per l’ormai affermato scrittore
fiorentino. Esse, inoltre, rappresentano un qualcosa di più; aprono uno
squarcio sui rapporti tra gli intellettuali che agirono in quella feconda
stagione della cultura italiana che va dall’inizio del nuovo secolo
all’avvento del fascismo.
Alla fine del 1923, rifacendo rapidamente la storia delle
debolezze della cultura italiana alla luce dell’affermazione del fascismo,
Gobetti osserverà come «La generazione di Prezzolini, intenta nel processo
contro gli ultimi trent’anni del secolo XIX, fu irreparabilmente romantica,
disordinatamente perduta nella mischia, non abbastanza serena per essere
realista. Il fascismo fu anticipato prima della guerra da questo futurismo
intellettuale». E pur tuttavia, «La genialità di Papini è la sola
ingenuamente e istintivamente rappresentativa di quest’alba che ebbe pure
tutti i caratteri d’un crepuscolo»
Dall’Introduzione di Paolo Bagnoli
E’
disponibile il pdf
del saggio sul sito della banca dati C.I.R.C.E. il Catalogo
Informatico Riviste Culturali Europee
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In Nuova
Antologia
da pag. 361 a pag. 374 della Rivista
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Carlo
Bo (a cura di) , Lettere
domestiche agli amici della Valtiberina (1909 –
1951), Cooperativa Culturale
Giorgio La Pira, Sansepolcro, 1982
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Il titolo a questo epistolario, Lettere domestiche, ci fu suggerito da Prezzolini quando ce ne
dettò la prefazione. L'’ggiunta agli amici della Valtiberina
è del prof. Carlo Bo. A noi, questo titolo composito, va bene: la prima
parte ci dice il carattere familiare, amichevole che è al fondo di questa
corrispondenza (affari minuti, damigiane di vino, raccomandazioni, forme di
cacio, rimproveri e rammarichi per ritardi ecc. …); la seconda ci ricorda
Papini a Bulciano, frazione di Pieve S. Stefano,
Alta Valle del Tevere, dove prese moglie, cominciò a rifurgiarvisi
d’estate, vi costruì una villa, e lassù da maggio a ottobre si isolava per
i suoi lavori più impegnativi, e fu l’occasione per aprirsi ad una cerchia
di persone, stringere amicizie, inviare e ricevere lettere.
Pietro
Zazzeri
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Editore: Cooperativa Culturale Giorgio La Pira
prefazione di Giuseppe Prezzolini
a
cura di Carlo
Bo
175
pag.,
cm 17x23,8 Brossura
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Emanuel Carnevali, Voglio
disturbare l’America. Lettere a Benedetto Croce e Giovanni Papini ed altro,
La casa Husher,
Firenze-Milano, 1981
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Emanuel Carnevali (1897 – 1942) poeta,
saggista e romanziere fiorentino in lingua inglese, ha uno spazio unico
nella storia del Novecento americano. In Italia, fino alla pubblicazione de
Il primo dio, avvenuta nel 1978
presso Adelphi, era un autore pressochè
sconosciuto.
La raccolta di lettere a Benedetto Croce, e a Giovanni Papini
e i saggi sulla poesia italiana del primo Novecento, insieme alle prime traduzioni
in anglo-americano di poesie di Palazzeschi, Govoni, Slataper,
Jahier, Saba e ancora le lettere al suo primo
critico italiano, Carlo Linati, rappresentano un
secondo passo per la definitiva acquisizione della cittadinanza letteraria
in italia di un poeta che può essere giustamente
definito un poeta italiano in lingua anglo-americana.
Nel saggio introduttivo il curatore ha cercato di mostrare il
rapporto tra il ventenne ribelle che, nei ghetti di New York, impara a
scrivere poesie leggendo, come in un vivo manuale, la rivista fiorentina «La Voce».
Carnevali, dunque, «maledetto
discepolo della Voce» dopo aver «provocato» tre anni
l’America con una lingua imparata sulle insegne commerciali di New York, si
ammala di encefalite letargica e torna in Italia nel 1922. Sarà Ezra Pound il primo ad alzare la voce per farlo conoscere,
mentre Carlo Linati sarà il suo primo critico e
primo traduttore.
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Editore: La casa Husher
a
cura di Gabriel
Cacho Millet
208
pag.,
cm 13x21 Brossura
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Giovanni Boine, Carteggio.
vol. 4, Giovanni Boine - Amici della
"Voce" - Vari (1904-1917), Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma, 1979
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Su Papini e Boine
Giona Tuccini ha pubblicato:
Spiriti cercanti. Mistica e santità in Boine e Papini, QuattroVenti,
2007
Voce del silenzio, luce sul sentiero. Di altre
pagine mistiche tra Italia e Spagna, QuattroVenti,
2008
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Editore: Edizioni di
Storia e Letteratura
Collana: Epistolari,
carteggi e testimonianze
a
cura di Margherita
Marchione e Eugene Scalia
Prefazione di Giovanni Vittorio Amoretti
XLIV-692
pag.,
cm 17x24 Brossura
ISBN: 9788884985668
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Papini
- Pancrazi , Le ombre di
Parnaso, Vallecchi,
Firenze, 1973
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Il carteggio tra Papini e Pancrazi prende l’avvio nel 1916 e
si protrae per più di un quindicennio, con irregolare frequenza, fino
all’inizio degli anni Trenta, mettendo a fronte due personalità, due
temperamenti profondamente diversi, e destinati in seguito ad accentuare le
rispettive divergenze, ma capaci anche di trovare provvisori punti d’intesa
e sedi d’incontro per un’operosa collaborazione. E’ questo il caso della
comune cura dedicata all’antologia dei Poeti
d’oggi, pubblicata nel 1920, testimonianza di un impegno di critica
militante che fa di entrambi degli autentici protagonisti di un momento
letterario cruciale (quello post-vociano), necessari per la intelligenza e
la definizione di un clima e di un gusto.
Il giovanissimo Pancrazi, convalescente di una ferita
riportata al fronte, cerca da parte del più anziano corrispondente, ormai
già deluso dal suo ruolo di “enfant terrible”
della cultura italiana e avviato verso la conversione e il distacco da una
concezione della letteratura intesa come esperienza integrale, un aiuto e
una conferma ai suoi entusiasmi umanistici per una religione delle lettere,
abbracciata anche come antidoto e riscatto da una oscura accidia, di cui
questa corrispondenza ci offre una insospettabile rivelazione. In questa
ricerca fra umori di polemica istintiva e urgenze di autentico chiarimento,
sono passate in rassegna, con singolare immediatezza reattiva, le voci
nuove della letteratura, da Jahier a Govoni, da
Serra a De Robertis, da Soffici a Cardarelli, da
Prezzolini a Palazzeschi a Saba; contemporaneamente si delinea un bilancio
del recente passato (da Oriani a Pascoli, da Fogazzaro a D’Annunzio),
ridotto magari all’osso, secondo una disposizione semplificatoria certo
discutibile ma proprio per questo tanto più viva e stimolante. E tutta
l’area del dialogo è percorsa e illuminata da una costante esigenza di
chiarire a se stessi il senso del proprio lavoro e di trovarne la
giustificazione morale.
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Editore: Vallecchi
Collana:
Carteggi di Giovanni Papini
Introduzione di Silvio Ramat
302
pag.,
cm 14x21 Tela edit. con sovrac.
ill.
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Cesare
Angelini, Cronachette di letteratura contemporanea (1919-1971),
Massimiliano Boni Editore, Bologna, 1971
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Una serie assai vasta di "ritratti" tra i più fini e
penetranti che abbia la critica contemporanea di alcuni tra i più
interessanti autori della nostra letteratura tra l'ultimo Ottocento e il
primo Novecento. Nei libro lettere inedite di Papini nel travaglio della
conversione e lettere, anch'esse inedite, di amicizia pura a una donna, di
D'Annunzio.
E’ possibile leggere le lettere di Papini sul sito dedicato a Cesare
Angelini
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Editore: Massimiliano Boni Editore
Collana:
Saggi
Introduzione di Silvio Ramat
260
pag.,
cm 15,5x22 brossura con sopracopertina
EAN: 9788876223334
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Papini
Giovanni, Prezzolini Giuseppe Storia di
un'amicizia, 1900-1956. Firenze, Vallecchi,
Firenze, 1966-1968, 2 volumi
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Il secondo ed ultimo volume di questo carteggio segue la forma
di raccolta che sperimentai nel primo, ossia quella del raggruppamento di
lettere intorno a nodi o soste dell’amicizia tra Papini e Prezzolini.(…)
Con questo volume ho finito di accompagnare i due amici
dall’inizio del loro cammino fino alla morte di Papini. Le loro lettere
sono dei documenti umani circondati dal mistero e dalle limitazioni di
tutte le vite. Non bisogna chieder ad essi più di quello che possono dare.
Alle volte susciteranno più curiosità che soddisfazione. Son lettere che
appaiono scritte naturalmente senz’altro proposito che quello di comunicare
ad un amico lontano inchieste, notizie, risposte. Non appaiono mai
calcolate per il pubblico, sebbene uno dei due avesse piena coscienza di
esser un uomo famoso. Ci saranno dei ritegni e dei silenzi, ma non mi pare
che ci siano i ritocchi della realtà dovuti alla preparazione del proprio
mito che è l’ambizione naturale di chi scrive pensando non al messaggio per
i contemporanei ma a quello per i posteri.
Dalla Prefazione di
Giuseppe Prezzolini al secondo volume
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Editore: Vallecchi
Collana:
Carteggi di Giovanni Papini
Introduzione di Giuseppe Prezzolini
346,
402 pag.,
cm 15x21 Cartonato editoriale
in tutta tela con sovraccoperta
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Altri epistolari
· Tommaso Gallarati
Scotti, Lettere di Papini, in "Corriere della Sera",
8 agosto 1956
· Mario Gozzini, Anticipi d'epistolario, in
"La Fiera Letteraria", 25 novembre 1956
· Lettere
inedite di Papini a Boine, a cura di Leonardo
Lagorio, «Stagione», n. 14 [1957], p. 4-10, e n.
16 (lug.-set. 1958), p. 6-12.
· Epistolario
Giovanni Amendola - Giovanni Papini in Eva Amendola Kuhn, Vita
con Giovanni Amendola, Firenze, Parenti, 1960
· Lettere di Giovanni Papini
a Corrado Govoni, in "La Fiera Letteraria", 12 febbraio 1961
· R. Mel, Lettere
inedite Papini-Giuliotti (la
conversione di Papini), in "Totalità", anno II, nn. 1, 2, 1967
· Carteggio inedito Giovanni
Papini - Olga Signorelli, a cura di Maria Signorelli, in
"L'Osservatore politico e letterario", settembre 1978-79, poi
in Carteggio Papini Signorelli, pref.
di M. Signorelli, Milano, Quaderni dell'Osservatore, 1979
· F. Petrocchi D'Auria, Filosofia, cultura e
problematica religiosa nel rapporto tra Giovanni Papini e Alessandro Casati,
in "Critica Letteraria", III, 1982
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