Il libro nero

Il libro nero. Nuovo diario di Gog, Vallecchi, Firenze, 1951

Premio Marzotto 1952

 

 

 

«Ho messo questo titolo – di mio arbitrio – perché i fogli di questo nuovo diario appartengono quasi tutti a una delle più nere età della storia umana, cioè degli anni dell’ultima guerra e del dopoguerra. Ho dovuto tralasciare, però, alcuni frammenti che mi son parsi troppo scandalosi o troppo dolorosi. Nella natura di Mr. Gog, insieme a una morbosa cupidigia intellettuale, v’è anche un non so che di sadico e di questa sua crudeltà, sia pur teorica e platonica, rimangono tracce anche nelle pagine che ho tradotto. Gog, come già in passato, ha voluto avvicinare gli uomini più celebri e rappresentativi del nostro tempo e queste sue conversazioni sono quasi sempre sorprendenti e rivelatrici. In questo volume i lettori potranno conoscere, ad esempio, i pensieri di Molotov e di Hitler, di Voronof e di Ernest O. Lawrence, di Pablo Picasso e di Salvador Dali, di Marconi e di Valéry, di Aldous Huxley e di Lin Yutang. La maggior novità di questa seconda parte del Diario è data, se non sbaglio, dalla scoperta di molte opere sconosciute di scrittori famosi. Gog ha sempre avuto il gusto, anzi la mania delle collezioni. Egli racconta di aver comprato in Inghilterra la raccolta di autografi di Lord Everett, la quale non conteneva che brani o abbozzi di opere inedite. Gog, dal canto suo, ha cercato di arricchire quella preziosa raccolta con altri acquisti. I lettori, perciò, troveranno qui, per la prima volta, notizie su opere fino ad oggi assolutamente ignote, di Cervantes e di Goethe, di William Blake e di Robert Browning, di Stendhal e di Victor Hugo, di Kierkergaard e di Miguel de Unamuno, di Leopardi e di Walt Whitman. Basterebbero queste inaudite rivelazioni per fare del Libro Nero uno dei più singolari avvenimenti letterari di questi tempi. Gog, però, ha incontrato, come nei lontani anni, paradossisti e lunatici, esibitori di nuove scienze e di nuove teorie, cerebrali maniaci e pazzi in libertà, cinici delinquenti e ingenui visionari. Nel loro insieme essi offrono un ritratto fantastico e pauroso, satirico e caricaturale, ma soprattutto, mi sembra, sintomatico e profetico di un’epoca quanto mai malata e disperata. Ciò che sembra un divertimento può essere, per gli spiriti più desti, un salutare ammaestramento. La presente spigolatura nella nuova messe delle esperienze di Gog mi sembra assai più saporosa e importante di quella che feci vent’anni fa. Vorrei che questa medesima opinione, giunti che siano all’ultima pagina, avessero tutti i lettori del Libro Nero (dall’Avvertenza)».

 


 

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