Questo volume raccoglie l'elaborazione da parte del grandissimo artista
uruguaiano Alberto Breccia di cinque racconti di genere fantastico,
nell'ordine: L'ultima visita del gentiluomo malato di Giovanni
Papini; L'anziano terribile di H.P. Lovecraft; Mujina
di Lafcadio Hearn; L'uomo e la bestia, dal Dottor Jekyll e
Mister Hyde di Stevenson; e di La notte di Camberwell di
Jean Ray. Comune alle cinque vicende è l'atmosfera onirica (grotesque
and arabesque, per dirla con Poe), in cui è estremamente sottile il
confine fra il reale sperimentato quotidianamente ed il possibile, che è
proposto come se fosse un altro reale, semplicemente vissuto da altri noi
stessi. Per queste trasposizioni, Breccia fonde la costruzione fumettistica,
che struttura la narrazione in tavole, con la pittura, realizzando
letteralmente una sequenza di quadri, che scandiscono le emozioni tanto
tramite le pennellate ed il disfacimento dei soggetti e degli sfondi, quanto
con il montaggio, con la scomposizione e ricomposizione del racconto
originale. In tutte le storie, la sensazione che emerge è il
disorientamento, che nasce dal manifestarsi di piccoli difetti nel tessuto
della vita quotidiana. I protagonisti, che in questi difetti si imbattono,
si trovano ad affrontare la possibilità (o l'evidenza, poiché cosa, più dei
sensi, può testimoniare l'evidenza?) che queste smagliature offrano
l'accesso ad un'altra parte del mondo in cui vivono, che avevano sino ad
allora ignorato. Per superficialità, ipocrisia, o, più banalmente, perché
non si erano soffermati su certi dettagli e sulle relazioni fra le cose che
stanno loro intorno. Breccia, e lo stile espressionista che adotta si rivela
funzionale a ciò, trasmette lo stupore, lo sfaldarsi dei confini degli
oggetti che definiscono l'ambiente, quello dei volti che definiscono le
persone.
Solo nella rilettura di Jekyll ed Hyde, si concede un finale
didascalico, quindi una propria presenza esplicita; timoroso, forse, che
l'eccessiva fama del racconto, avendolo reso troppo familiare, gli avesse
tolto la ferocia satirica. Nelle ultime due tavole, perciò, Breccia
sottolinea che il bersaglio principale della vicenda è l'ipocrisia, che
consente, assai meglio della pozione/farmaco del dottor Jekyll, la
convivenza fra i principi morali dichiarati e riconosciuti e le scelte che
soddisfano gli istinti. Jekyll era un disadattato in quanto non era in grado
di farli convivere, al punto da avere bisogno della sua scienza
medico/alchemica, là dove, per tutti i suoi pari, l'educazione ed il
savoir fare erano più che sufficienti.
La fusione fra tecnica pittorica e narrativa è impressionante: la mia prima
lettura è stata trascinata dal ritmo delle scene, ma ogni vignetta merita
l'approfondimento che merita un quadro a sé stante. Le tonalità sono di
preferenza cupe, sebbene squarciate da chiarori, forse ancora più
inquietanti delle ombre, come nel finale de La notte di Camberwell.
Particolare, la resa della trasposizione di Jekyll ed Hyde, nella
quale il colore dominante è il rosso, il colore della vita. Forse, anche con
la scelta cromatica (distante dal canonico nero e nebbia), Breccia ha inteso
richiamare l'attenzione del lettore, chiedendogli di rileggere insieme a lui
quella storia come se fosse la prima volta.
In coda al volume, una interessante postfazione del curatore Latino
Imparato, che, oltre alle note storiche e tecniche, ci offre la promessa
che questo sia stato una sorta di albo pilota. L'augurio è che il successo
incontrato dia alla casa editrice Comma22 di Daniele Brolli la
possibiltà di editare e riproporre altre trasposizioni dal fantastico del
maestro uruguaiano. |