Incubi
Autore: Alberto Breccia
Editore: Comma22
Anno: 2003
64pp - 17€

Questo volume raccoglie l'elaborazione da parte del grandissimo artista uruguaiano Alberto Breccia di cinque racconti di genere fantastico, nell'ordine: L'ultima visita del gentiluomo malato di Giovanni Papini; L'anziano terribile di H.P. Lovecraft; Mujina di Lafcadio Hearn; L'uomo e la bestia, dal Dottor Jekyll e Mister Hyde di Stevenson; e di La notte di Camberwell di Jean Ray. Comune alle cinque vicende è l'atmosfera onirica (grotesque and arabesque, per dirla con Poe), in cui è estremamente sottile il confine fra il reale sperimentato quotidianamente ed il possibile, che è proposto come se fosse un altro reale, semplicemente vissuto da altri noi stessi. Per queste trasposizioni, Breccia fonde la costruzione fumettistica, che struttura la narrazione in tavole, con la pittura, realizzando letteralmente una sequenza di quadri, che scandiscono le emozioni tanto tramite le pennellate ed il disfacimento dei soggetti e degli sfondi, quanto con il montaggio, con la scomposizione e ricomposizione del racconto originale. In tutte le storie, la sensazione che emerge è il disorientamento, che nasce dal manifestarsi di piccoli difetti nel tessuto della vita quotidiana. I protagonisti, che in questi difetti si imbattono, si trovano ad affrontare la possibilità (o l'evidenza, poiché cosa, più dei sensi, può testimoniare l'evidenza?) che queste smagliature offrano l'accesso ad un'altra parte del mondo in cui vivono, che avevano sino ad allora ignorato. Per superficialità, ipocrisia, o, più banalmente, perché non si erano soffermati su certi dettagli e sulle relazioni fra le cose che stanno loro intorno. Breccia, e lo stile espressionista che adotta si rivela funzionale a ciò, trasmette lo stupore, lo sfaldarsi dei confini degli oggetti che definiscono l'ambiente, quello dei volti che definiscono le persone.

Solo nella rilettura di Jekyll ed Hyde, si concede un finale didascalico, quindi una propria presenza esplicita; timoroso, forse, che l'eccessiva fama del racconto, avendolo reso troppo familiare, gli avesse tolto la ferocia satirica. Nelle ultime due tavole, perciò, Breccia sottolinea che il bersaglio principale della vicenda è l'ipocrisia, che consente, assai meglio della pozione/farmaco del dottor Jekyll, la convivenza fra i principi morali dichiarati e riconosciuti e le scelte che soddisfano gli istinti. Jekyll era un disadattato in quanto non era in grado di farli convivere, al punto da avere bisogno della sua scienza medico/alchemica, là dove, per tutti i suoi pari, l'educazione ed il savoir fare erano più che sufficienti.

La fusione fra tecnica pittorica e narrativa è impressionante: la mia prima lettura è stata trascinata dal ritmo delle scene, ma ogni vignetta merita l'approfondimento che merita un quadro a sé stante. Le tonalità sono di preferenza cupe, sebbene squarciate da chiarori, forse ancora più inquietanti delle ombre, come nel finale de La notte di Camberwell. Particolare, la resa della trasposizione di Jekyll ed Hyde, nella quale il colore dominante è il rosso, il colore della vita. Forse, anche con la scelta cromatica (distante dal canonico nero e nebbia), Breccia ha inteso richiamare l'attenzione del lettore, chiedendogli di rileggere insieme a lui quella storia come se fosse la prima volta.

In coda al volume, una interessante postfazione del curatore Latino Imparato, che, oltre alle note storiche e tecniche, ci offre la promessa che questo sia stato una sorta di albo pilota. L'augurio è che il successo incontrato dia alla casa editrice Comma22 di Daniele Brolli la possibiltà di editare e riproporre altre trasposizioni dal fantastico del maestro uruguaiano.


2003-10-06   Simone Rastelli

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